Guida alla flora
Dell'intera area della ZPS, Boschi e sorgenti della Baronia, l'albero più diffuso è senz'altro il faggio (fagus sylvatica), che ricopre la maggior parte del territorio. Questo albero può raggiungere i trenta metri di altezza con un tronco che può superare il metro e mezzo di diametro; ha foglie caduche, di forma ovale, con margini ondulati e il suo legno è duro, compatto e assai apprezzato per lavori di falegnameria oltre che per legna da ardere.
Il secondo posto, in ordine di diffusione, spetta certamente al castagno (castanea sativa), albero questo che occupa un posto predominante nell'economia del nostro paese e di cui si parla più diffusamente nell'articolo dedicato all'argomento.
Quindi troviamo la quercia, nelle sue molteplici varietà, [quercus ilex (elceoleccio), q. cerris (cerro), q. pubescens (roverella), q. petraea, q. frainetto, q. robur, q. coccinea], pianta ad alto fusto dal legno duro e compatto, molto apprezzato sia come legna da ardere che in falegnameria, foglie con margine lobato e i cui frutti, le ghiande, un tempo venivano utilizzate per l'alimentazione degli animali (in tempo di guerra le ghiande, non di rado, sono state utilizzate anche per l'alimentazione umana).
Vi sono poi il pino, albero maestoso delle conifere con la caratteristica chioma dilatata ad ombrello; l'abetebianco (abies alba), illarice (la rixdecidua, l. kaempferi, l. x eurolepis); il ginepro (juniperus communis); l'olmomontano (ulmus glabra); l'acero, nelle diverse varietà, (acer campetre, a. palmatum, a. monspessulanum, a. platanoides, a. rubrum, a. labellii) ed in particolare l'acero fico oacero di monte (acer pseudoplatanus) e l'acero napoletano (acerabtusatum), una varietà di acero esclusivo delle nostre zone; il frassino (fraxinus excelsior, f.ornus); l'ontano napoletano (alnus cordata); il pioppo nostrano (populus alba); il carpino (ostrja, carpinifoliaeo, betulus); il tiglio (tiliacordata); ed ancora un bosco autoctono dibetulle (betula pubescens, b. pendula).
In maniera sporadica si incontrano anche alcune varietà molto rare, come il tasso (taxusbacata), il sorbo degli uccellatori (sorbus aucuparia), il pino loricato (pinus leucodermis), il maggiociondolo (laburnum anagyroides), il ciliegio selvatico (prunus mahaleb), il melo selvatico (malus sylvestris), il perastroopero selvatico (pirus comunis); il lauro laurotino (viburnum tinus) e il nocciolo selvatico (corilus avellana).
Numerose sono le piante arbustive come l'agrifoglio (ilex aquifolium), il biancospino (crataegus monogynaec. oxyacantha), il sambuco (sambucus nigra), ilprugnolo (prunusspinosa), ilnespolo (mespilus germanica), il corniolo (cornus mas), la mortella selvatica olentisco (pistacea lentiscus), l'alianto (aliantus altissima), la ginestra di Spagna, (spartiumjunceum), la ginestra dei carbonai (sarothamnus scoparius) e numerose varietà di rose selvatiche (rosa canina,r. tormentosa,r. pimpinellifolia).
Centinaia, se non migliaia, le varietà di fiori spontanei e di piante terricole, moltissime delle quali officinali, e di cui molte rare, se non uniche, presenti nel nostro territorio.
A parte alcune varietà, già note ai più, come ad esempio la fragola (fragaria vesca), il rovo (rubus ulmifolius), il lampone (rubus idaeus), il pungitopo (ruscusaculeatus), l'asparago selvatico (asparagus afficinalis), l'iperico (hypericum perforatum), la camomilla (matricariachamomilla), la malva (malva sylvestris), la borragine (pulmonaria officinalis), l'origano (origamun vulgare), il dente di leone o soffione (taraxacum officinale), lacicoria selvatica (cichorium intybus), il finocchietto (foeniculum vulgare), il crescione (barbarea vulgaris), il ciclamino (cyclamen hederifolium), il garofanino di montagna (dianthus deltoides), il narciso (narcissus poeticus), la viola mammola (violaodorata), la primula (primula vulgarisep. veris), il croco (crocussativum), il bucaneve (galanthus nivalis) o il giglio di S. Giovanni (liliumcroceum) e le numerose varietà di orchidee (gymnadenia conopsea, orchismascula, ophry sapifera, platanthera chlorantha, dactylorhiza maculata, anacamptis pyramidalis). Vanno, particolarmente ricordate, per la loro importanza, la loro bellezza o la loro rarità: il vischio (viscu malbum), pianta semi parassitaria che vive abbarbicata a numerosi alberi e l'edera (hedera helix), alle quali, così come per l'agrifoglio, sono legate numerose leggende e credenze, la sabina (juniperus sabina), i velenosi elleboro fetido (helleborus foetidus), la belladonna (atropa belladonna), la cicuta maggiore (coniumma culatum), lo stramonio (datura stramonium), il giusquiamo (hyoscyamus niger), la preziosa valeriana (valeriana officinalis), la felce maschio (polystichum filix-max Roth), il capelvenere (adiantum capillus Veneris L.), e la rarissima e curiosa pianta carnivora rosolida o drosera (drosera rotundifolia), tanto per citarne alcune.
Nel campo micologico numerosissime sono le varietà di funghi presenti sul territorio, fra i quali citiamo solo i più noti: porcini "muniti" , ovoli "viruoli", gallinacci "addruzzi", ditole "addrinèddre", russuledelica "piescki", mazze di tamburo "conocchie", le cosiddette "aleche" e i pregiati tartufineri, ma anche le velenosissime amanitefra cui la bellissima, quanto pericolosa, amanita muscaria.